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Federico Roesler Franz, Commercial Country Head Italy di Solarisbank

Intervista con Federico Roesler Franz, Commercial Country Head Italy di Solarisbank (english version below).

Ciao Federico, innanzi tutto grazie per essere su Fintech Titans a parlare di fintech e nello specifico di Solarisbank. Raccontaci di voi, qual è il vostro core business e quali servizi offrite?

Solarisbank è la principale piattaforma europea di Banking-as-a-Service. Forte di una licenza bancaria tedesca completa, concessa dall’Autorità Federale Tedesca di Supervisione Finanziaria (BaFin), la società permette a tutte le aziende di offrire servizi finanziari senza la necessità di una licenza propria, evitando così i consistenti oneri finanziari e burocratici connessi. La sua piattaforma tecnologica dispone di una vasta gamma di prodotti modulari, tra cui conti bancari digitali, soluzioni di identificazione e di prestito, nonché servizi di asset digitali. In Italia, il BaaS (Banking-as-a-Service) è un concetto ancora abbastanza nuovo per il grande pubblico, per questo è importante spiegare cosa sia esattamente, così che tutti possano apprezzare e cogliere le opportunità che questa tecnologia dirompente e democratica apre nel nostro Paese. Il BaaS permette a qualsiasi azienda di offrire servizi finanziari direttamente ai loro clienti implementandoli in modo rapido e conforme alle normative, tramite API facili da integrare nei pacchetti di servizi a valore aggiunto. Aziende operanti in ogni settore che si rivolgono ad una piattaforma BaaS come Solarisbank possono integrare, nella loro offerta, servizi finanziari. Questa tendenza è anche conosciuta come Embedded Finance – o Finanza Integrata – e sempre più neobanche e non-banche stanno entrando nel mercato dei servizi finanziari, che possono integrare direttamente e offrire ai clienti sotto il proprio marchio. Il nostro obiettivo è quello di affermarci come la prima piattaforma di BaaS in Europa attraverso il quale il mercato europeo della finanza integrata prospererà.

Come si è espansa Solarisbank a livello internazionale?

Solarisbank è stata fondata in Germania nel 2016 e abbiamo vissuto una crescita enorme negli ultimi anni. I ricavi sono sostanzialmente raddoppiati di anno in anno e gli investitori di alto profilo hanno confermato il loro supporto participando ad ogni round di finanziamento e confermando la bontà del business che Solarisbank propone. Infatti, anche il nostro ultimo Series D round è stato oversubscribed, portandoci a una valutazione totale di 1,4 miliardi euro e consolidando la nostra posizione come leader del mercato. Il capitolo attuale di sviluppo riguarda proprio l’espansione e consolidamento internazionale: abbiamo appena inaugurato filiali in Francia, Spagna e Italia, sebbene fossimo già attivi su questi mercati attraverso il passporting. Ora, proprio attraverso la creazione di entità dedicate e l’offerta di IBAN locali in questi tre nuovi mercati, ci ancoriamo saldamente ai rispettivi ecosistemi finanziari nazionali, che ci consentono di offrire ai nostri partner servizi su misura per le esigenze del mercato locale e avvicinandoci ulteriormente ai nostri clienti finali.

Quali saranno le tendenze sul futuro del banking secondo te?

Vediamo sicuramente una tendenza verso il vertical banking, o banca di nicchia, con sempre più neo-banche che vanno in questa direzione rivolgendosi a gruppi target molto specifici (dal sustainable banking, alle banche “di genere” o alle soluzioni per le PMI e per i liberi professionisti). La tendenza della finanza integrata sta cambiando fondamentalmente il modo in cui interagiamo con i servizi finanziari ed è destinata a rivoluzionare in positivo l’industria dei servizi finanziari. Se consideriamo le cifre e i dati, la tendenza è più che chiara: secondo una ricerca che abbiamo condotto in collaborazione con l’istituto di ricerca Handelsblatt nell’aprile di quest’anno, il potenziale della finanza integrata e quindi del Banking-as-a-Service è immenso. Solo in Europa, quasi 500 milioni di conti bancari sono in palio nei prossimi anni. Lightyear Capital stima che il mercato globale della Embedded Finance crescerà esponenzialmente passando dai circa 22,5 miliardi di euro attuali a quasi 230 miliardi di euro entro il 2025.

Gli Stati Uniti con le loro Big Tech americane e la Cina sono considerati pionieri di questo sviluppo. Dove si trova l’Europa in confronto?

Gli Stati Uniti e la Cina sono pionieri, mentre l’Europa si sta già facendo strada – avendo già molte iniziative nei grandi mercati (con attori come Samsung, Orange, Lidl). C’è sicuramente uno sviluppo interessante, ma c’è ancora enorme spazio per crescere, il che rappresenta un’opportunità molto interessante per le aziende. C’è un chiaro incentivo per i regolatori europei a promuovere la finanza integrata, promovendo parità di condizioni per i servizi finanziari in Europa. Se non solo le banche, ma qualsiasi azienda può offrire servizi finanziari conformi, allora il risultato è una concorrenza molto più grande e, di conseguenza, più varietà e servizi di migliore qualità per i consumatori. D’altra parte, la finanza integrata sarà uno strumento essenziale per difendere e rafforzare le aziende tecnologiche europee contro la concorrenza internazionale. Se l’Europa vuole posizionarsi come un territorio fertile per il tech, ha bisogno di plasmare un paesaggio normativo favorevole per far prosperare la finanza integrata. Con la strategia del mercato unico digitale, la Commissione europea sta andando nella giusta direzione. Inoltre, con la direttiva sui servizi di pagamento 2 (PSD2), entrata in vigore nel 2019, è stato fatto un passo in avanti concreto per creare un mercato europeo dei pagamenti meglio integrato. Tuttavia, sarebbe auspicabile un’ulteriore armonizzazione dei mercati finanziari europei, tra cui, ad esempio, un allineamento dei requisiti KYC in tutti gli stati membri.

Quali sono i vostri obiettivi per il mercato italiano e quali sono le prospettive per il 2022?

L’Italia è uno dei mercati chiave per Solarisbank; ci presentiamo sul mercato con l’obiettivo di guidare la crescita del Banking-as-a-Service nel Paese e di aiutare le aziende italiane ad offrire le migliori soluzioni finanziarie ai loro clienti e, in definitiva, a sostenere e accelerare la delicata fase di ripresa post-pandemia. Grazie a diversi strumenti fra cui gli IBAN locali, Solarisbank non solo sta permettendo ai nostri partner di localizzare la loro offerta e di adattarla alle esigenze dei rispettivi clienti finali, ma anche di superare gli ostacoli dettati dalla discriminazione dell’IBAN. Il mercato italiano offre un enorme potenziale di crescita – specialmente nel settore bancario delle PMI, che in Italia rappresenta la stragrande maggioranza delle aziende attive. Le PMI hanno l’opportunità di crescere e riprendersi più velocemente grazie ad innovative soluzioni di aziende ad alto indice tecnologico che integrano prodotti BaaS, ed inoltre di accelerare la loro internazionalizzazione; l’obiettivo è coinvolgere un numero sempre maggiore di aziende per affiancarle nello sviluppo di nuove soluzioni e accompagnarle in un percorso di crescita e successo comune.

English Version ⬇️

Hi Federico, first of all thanks for being on Fintech Titans to talk about fintech and Solarisbank; could you explain the core business of Solarisbank? What services it offers?

Solarisbank is Europe’s leading Banking-as-a-Service platform. It is important to explain what exactly is Banking-as-a-Service (BaaS) to understand the opportunities that this disruptive technology opens up. BaaS empowers any company to offer financial services compliantly and rapidly via easy-to-integrate APIs. Companies who leverage BaaS platforms can seamlessly integrate financial services such as digital banking accounts and payment cards as well as identification, lending and digital assets services into their own product offering. This trend is also known as Embedded Finance and more and more neobanks and non-banks are entering the financial service market to take on traditional banks. Based on our research we believe that almost 500 million accounts in Europe are up for grabs within the next 5 to 10 years. Our goal is to provide the core European bank on which the European embedded finance market thrives.

How has Solarisbank expanded internationally?

Solarisbank was founded in Germany 2016 and we have experienced a huge growth over the last years. The revenues have doubled year by year and top-tier investors joint our cap table. In fact, our Series D round was oversubscribed with a total valuation of 1.4 billion, cementing our position as the market leader. We have just opened branches in France, Spain and Italy in July. While we have already been serving these markets by means of “passporting” individual services under our German banking license, we are now taking it one step further. Through setting up dedicated entities and offering local IBANs in these three new markets, we firmly anchor ourselves in their respective domestic financial ecosystems, allowing us to offer our partners services that are tailored to the local market requirements while also generating high engagement with end customers.

What will be the trends of the future of banking according to you?

We definitely see a trend towards vertical banking, or niche banking, with more and more neo-banks going into this direction targeting very specific target groups (from sustainable banking, to banks specifically for women or solutions for SMEs or for freelancers). The trend of embedded finance is fundamentally changing how we interact with financial services and is destined to disrupt the financial services industry. If we consider figures and data the trend is more than clear: According to research we conducted in cooperation with the Handelsblatt Research Institute in April this year, the potential for embedded finance and thus Banking-as-a-Service is immense. In Europe alone, nearly 500 million bank accounts are up for grabs in the next few years. Lightyear Capital estimates that the global market for embedded finance will grow from around EUR 22.5 billion at present to around EUR 230 billion by 2025.

The U.S. with their American Big Techs as well as China are considered pioneers of this development. Where does Europe stand in comparison?

U.S and China are pioneers, while Europe is already making its way – having already lots of initiatives in big markets (with players like Samsung, Orange, Lidl). There is definitely a development but there is still room to grow, which presents a very interesting opportunity for companies. There is a clear incentive for European regulators to foster embedded finance. On the one hand, it levels the playing field for financial services in Europe. If not just banks, but any company can offer compliant financial services, then the result is far greater competition and, consequently, more variety and better-quality services for consumers. On the other hand, embedded finance will be an essential tool for strengthening European tech companies against competition. If Europe wishes to position itself as a stronghold for tech, it needs to shape a favorable regulatory landscape for embedded finance to thrive. With the Digital Single Market strategy, the European Commission is steering in the right direction. Furthermore, with the Payment Services Directive 2 (PSD2), which entered into effect in 2019, a concrete step was taken to create a better integrated European payments market. Nonetheless, further harmonization across the European financial markets would be welcome, including, e.g., an alignment of KYC requirements across all member states.

What are your goals for the Italian market and what are the prospects for 2022?

Italy is one of the key markets for Solarisbank; we present ourselves on the market with the aim of driving the growth of Banking-as-a-Service in the country and to help Italian companies to offer the best financial solutions to their customers and, ultimately, to support and accelerate the delicate post-pandemic recovery phase. Thanks to the local IBANs, is not only enabling our partners to further localize their offering and tailor it to the needs of their respective end-customers, but also tackling the hurdles of IBAN discrimination. The Italian market offers enormous growth potential – especially in SME banking, which in Italy means the vast majority of the active companies. SMEs have the opportunity to grow and recover faster thanks to BaaS solutions and furthermore accelerate their internationalization.
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PARLIAMO DI BLOCKCHAIN CON SARA NOGGLER

FT: Partiamo da te, ci potresti raccontare il tuo percorso professionale? 

Arrivo dal mondo della  gestione del credito, folgorata ne 2015 da blockchain, dedico ormai da anni la mia attività allo studio e alla difussione di questa tecnlogia dalle grandi potenzialità trasformative.

Ho fondato nel 2018 un agenzia di comunicazione che si occupa di ufficio stampa e e pubbliche relazioni per Start Up, Corporate e Istituzioni con focus su blockchain e fintech Polyhedra, comunicare al meglio le nuove tecnolgie è fondamentale.

Sempre nel 2018 insieme ad alcuni partner ho fondato il primo Think Tank italiano dedicato a Blockchain: Distributed Minds.

FT: Di cosa vi occupate in Distributed Minds?

Distributed Minds è un think tank italiano indipendente con una visione globale che mira alla creazione di un ecosistema blockchain basato più sulla qualità e sull’adozione, dove inclusione, sostenibilità per il business e trasversalità siano reali e non solo parole.

Per farlo facilitiamo il dialogo tra le istuzioni, le aziende e i cittadini : organizziamo eventi, webinar e inerviste che diffondano ad aprono  un dibattito costruttivo intorno alle sfide della blockchain, dello sviluppo sostenibile e dell’inclusione, con l’obiettivo di proporre nuovi principi, strategie e soluzioni.

Il Think Tank opera con una visione globale e un approccio intersettoriale che esplora le sfide e le opportunità che emergono dalla progettazione, dall’uso e dalla governance delle tecnologie blockchain e DLT. 

Le soluzioni e le raccomandazioni politiche risultanti dal lavoro del Think Tank sono pensate per consentire agli stakeholder e alla politica di anticipare le sfide e sfruttare pienamente le opportunità dell’era digitale.

FT: Come membro della Steering Committee Blockchain di Assolombarda, come credi si stiano muovendo le istituzioni con rispetto alle tecnologie emergenti?

Le istituzioni si muovono, ma ancora a rilento e spesso vi sono tante iniziative frammentate che non riescono ad avere la giusta spinta.

Devono nascere politiche atte a sostenere la creazione di ecosistemi per massimizzare l’uitlizzo delle risorse. La piccola e media impresa italiana ha oggi il forte bisogno di un sostegno sistemico.

Occorre dare all’intero sistema produttivo un’occasione di crescita e sviluppo, mettendo a disposizione agevolazioni, che abbracciano diverse tematiche, che vedono finalmente l’utilizzo di diversi fondi che il Governo mette a disposizione del mondo imprenditoriale. 

FT: Qual è il tuo punto di vista sul futuro delle criptovalute?

Sinceramente penso che la rivoluzione che porteranno sulla nostra economia, sul mondo della finanza, delle banche e e dei pagamenti sarà di gran lunga maggiore di quello che immaginiamo.

Le criptovalute stanno diventando sempre più utilizzate a livello globale e italiano. Anche PayPal ha annunciato di accettare i bitcoin come moneta di pagamento, importante quindi analizzare la situazione attuale, i trend futuri e anche le collaborazioni del settore.

Abbiamo già iniziato a vedere piccole istituzioni entrare nello spazio delle criptovalute. In futuro potrebbe esserci l’ingresso nel settore di istituzioni finanziarie sempre più grandi e la maggior parte dei fondi manterrà una parte delle proprie attività in criptovalute.

FT: Infine vorremmo chiederti cosa consiglieresti a un giovane che vorrebbe avvicinarsi al mondo delle criptovalute? Come e dove formarsi e entrare in contatto con aziende del settore? 

Ci sono vari strumenti anche on line per avvicinarsi a questo mondo, i blog di alcuni esperti statunitensi sono molto interessanti , uno tra tutti che mi viene da citare è il Podcast di Anthony Pompliano.

E poi leggere tanto studiare, verificare e partecipare ai tanti eventi organizzati in Italia e nel mondo che ora sono on line, ma che presto riprenderanno fisici.

Diverse università italiane hanno introdotto corsi specifici su blockchain e criprovalute.

Auspico poi che sempre più ragazze siano attratte da questa tecnologia, dove ancora la presenza femminile è molto bassa. 

Poter contare su un numero più elevato di donne nell’ecosistema blockchain porterebbe ad una maggiore collaborazione e a una governance più attenta.

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INTERVISTA A JACOPO FRACASSI, RESEARCHER AT OSSERVATORIO BLOCKCHAIN & DISTRIBUTED LEDGER

FT: Partiamo da te, ci potresti raccontare il tuo percorso? 

JF: Ho studiato al Politecnico e tramite un amico poi mi è stato detto che c’erano delle posizioni aperte agli Osservatori Digital Innovation del Politecnico e quindi sono andato per informarmi, anche se non sapevo con esattezza quali Osservatori stessero cercando. Durante i colloqui mi hanno presentato le varie opportunità e tra queste c’era anche il “neonato” Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger, al colloquio ero l’unica persona che già sapeva cosa fosse la tecnologia Blockchain. Sono infatti per natura molto curioso e mi ero informato personalmente su cosa fosse già negli anni precedenti. A inizio 2017 ancora solo poche persone conoscevano queste tecnologie o Bitcoin.

FT: Blockchain e criptovalute, potresti fare chiarezza, spesso le due cose si confondono

JF: Nel 2008 all’interno del suo celebre paper Satoshi Nakamoto combina alcune soluzioni tecnologiche già esistenti e conosciute (crittografia, proof of work, reti peer2peer, sistemi di incentivi) in un’architettura nuova. Il paper definisce un sistema che consente di rappresentare la proprietà di alcuni “oggetti” digitali, chiamati Bitcoin. I bitcoin sono perciò contemporaneamente la prima criptovaluta e la prima applicazione della tecnologia Blockchain. Le criptovalute sono infatti monete digitali decentralizzate che utilizzano tecniche crittografiche e sistemi di allineamento degli incentivi per garantire la sicurezza degli scambi tra gli utenti. A differenza delle valute tradizionali, non esistono enti centrali che intermediano le transazioni e le regole con cui avvengono gli scambi sono scritte in un software open-source pubblicamente verificabile. Mentre la Blockchain è la tecnologia alla loro base e rappresenta un particolare tipo di registro distribuito strutturato sottoforma di una catena di blocchi. Pur essendo nata come semplice meccanismo dietro le criptovalute oggi la Blockchain è utilizzata da sempre più aziende in tutto il mondo e anche molti Governi guardano con interesse a queste tecnologie.

FT: Di cosa vi occupate in Osservatorio Blockchain?

JF: L’Osservatorio ha la mission di generare e condividere la conoscenza sui temi Blockchain e Distributed Ledger e contribuire allo sviluppo del mercato italiano, creando occasioni di incontro e confronto tra i principali attori attivi sul tema. Analizziamo inoltre i principali trend internazionali in questo ambito e cerchiamo di raccogliere dati utili per tutto il settore.

FT: Qual è il tuo punto di vista sul futuro delle criptovalute e sul futuro della blockchain al di fuori del mondo finanziario?

JF: Se nel passato il valore delle tecnologie Blockchain e Distributed Ledger è stato messo in discussione, negli ultimi anni qualcosa sembra essere cambiato. Tutti ora guardano con grande interesse a queste tecnologie: sviluppatori, startup, aziende, big tech, governi, istituzioni e pubbliche amministrazioni. L’utilizzo di tecnologie Blockchain e Distributed Ledger, partito dal settore finanziario, si è ora diffuso in molti altri ambiti. Colossi come Walmart (grande distribuzione), Maersk (logistica) e LVMH (moda e lusso) hanno intrapreso importanti progetti di innovazione basati su queste tecnologie; le big tech si sono attivate: Facebook con Libra; Telegram con TON; Amazon, Microsoft e Alibaba con soluzioni “Blockchain as a Service” per le aziende. Anche le istituzioni pubbliche e i governi hanno iniziato a investire in maniera decisa sulla Blockchain: il Regno Unito sta lavorando a un catasto nazionale basato su Blockchain, gli Stati Uniti e la Russia stanno testando diverse applicazioni dal voto al pagamento delle tasse, la Commissione Europea ha lanciato l’European Blockchain Service Infrastructure (EBSI), per promuovere servizi pubblici basati su queste tecnologie. 

Per quanto riguarda le criptovalute invece è innegabile che ormai abbiano un ruolo rilevante, testimoniato anche dal loro valore sempre in crescita. In alcuni paesi come ad esempio il Venezuela sono diventare rapidamente molto utilizzate e le stablecoin, ovvero le criptovalute stabilizzate rispetto ad altre valute fiat esistenti (e.g. il dollaro) si stanno diffondendo sempre di più in Paesi che subiscono l’inflazione come l’Argentina o alcuni paesi africani, dove anche i merchant le accettano per i loro pagamenti.

FT: Infine, vorremmo chiederti cosa consiglieresti a un giovane che vorrebbe avvicinarsi al mondo della blockchain? Come e dove formarsi, ma soprattutto come entrare in contatto con aziende del settore?  

JF: Per approcciare la tecnologia Blockchain suggerisco assolutamente di iniziare a frequentare il cosiddetto crypto-twitter, ovvero i vari account che trattano tematiche inerenti al mondo Blockchian su Twitter. Può infatti essere sicuramente utile per iniziare ad avvicinarsi a questo mondo, date anche le numerose discussioni che ne scaturiscono. A partire da questo raccomando però di andarsi poi ad approfondire e leggere i principali white paper, incluso quello di Bitcoin, e approfondire anche con alcuni report generalisti, come ad esempio i nostri report pubblici che pubblichiamo ogni anno in corrispondenza del nostro convegno. Anche partecipare ad eventi di questo tipo può essere molto utile. Il prossimo nostro convegno si terrà ad esempio il 22 gennaio 2021 e solitamente queste occasioni sono ottime anche per confrontarsi con alcuni attori internazionali. I vari eventi Blockchain, una volta che potremo tornare a farli in presenza, rappresentano anche un ottimo modo per entrare in contatto con le aziende.

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ANTIRICICLAGGIO E BLOCKCHAIN

Oggi ne parliamo con l’avvocato Francesco Carità.

FT: Ciao Francesco, assistiamo a una crescente attenzione del legislatore verso i fenomeni fintech?

F: Ciao Paolo, si è vero, negli ultimi anni abbiamo assistito a numerosi interventi normativi sia a livello comunitario che nazionale, finalizzati a regolamentare, per quanto possibile, varie sfaccettature del fintech.

Del resto, la tecnologia ha da sempre influenzato il modo in cui vengono regolate le attività relazionali, e più in generale il diritto che governa  la Società.  Adesso, grazie all’avvento delle nuove funzionalità riferite ai diversi dispositivi elettronici, il mondo virtuale è diventato sempre più reale. Ciò è avvenuto anche nel mondo finanziario, per cui il fenomeno non poteva passare inosservato agli occhi attenti del legislatore.

FT: Negli ultimi anni ci si è concentrati soprattutto sulla blockchain…

F: A partire dalla fine degli anni ‘90, sono nati movimenti e gruppi di studio finalizzati a sviluppare reti  “peer to peer” e crittografia, per difendere la privacy di ciascuno, al riparo sistemi governativi e istituzioni bancarie, con la creazione di sistemi anonimi di firme digitali e monete virtuali.

Tale “ondata tecnologica” ha registrato un punto chiave con  l’introduzione del c.d. “blockchain” una struttura dati condivisa e immutabile che funge da  registro digitale, le cui voci sono raggruppate in blocchi, concatenati in ordine cronologico e la cui integrità è garantita dall’uso della crittografia.

La prima blockchain fu introdotta, nel 2008, con l’obiettivo di fungere da registro di tutte le transazioni attraverso le valuta digitale Bitcoin, consentendo a soggetti tra loro sconosciuti di poter intrattenere rapporti commerciali senza la necessità di un parte terza, gli istituti finanziari.

Dunque, si eliminano l’intermediazione degli istituti di credito, considerati come fonti di sprechi, costi e lungaggine in un commercio on line, caratterizzato dall’immediatezza e dall’economicità.

La blockchain, proprio per tali intrinseche peculiarità in termini di immodificabilità, sicurezza, affidabilità, trasparenza e costi, sta pian piano affiancando le banche dati e i registri gestiti in maniera centralizzata da autorità riconosciute e regolamentate.

Sono certamente tanti i vantaggi e le finalità positive che attraverso Blockchain si possono perseguire. Tuttavia, soprattutto per ciò che concerne l’utilizzo delle valute virtuali, non sfugge che esse, se per un verso recano benefici, per altro verso, possono risultare appetibili agli autori di crimini.

Proprio per tale ragione, e per l’espansione che tale sistema ha ottenuto, vi è stata negli ultimi anni una prolifica attività normativa in materia.

FT: Ti riferisci a possibili fenomeni di riciclaggio?

F: La velocità degli scambi su larga scala e la possibilità di evitare ingerenze esterne al sistema virtuale può semplificare il conseguimento di intenti criminosi sul piano transnazionale. Difatti, con una semplice connessione a internet, da qualsiasi luogo, l’utente può realizzare operazioni istantanee con le valute virtuali, garantendosi l’anonimato. Pertanto, il rischio di compatibilità tra sistema delle criptovalute e l’attività di riciclaggio diviene piuttosto elevato, stante che il sistema di blockchain non consente di risalire con certezza a chi utilizza questo sistema per “ripulire” il denaro sporco. Non vi è dubbio alcuno, infatti, circa la configurabilità della cripto valute quale “bene”.

FT: Come si è intervenuto per arginare il fenomeno?

F: Sia l’U.E, con la Direttiva (UE) 2015/849 poi aggiornata con la più recente Direttiva (UE) 2018/843, nota anche come “V Direttiva AML”, ed anche gli Stati Nazionali si sono preoccupati di porre regole di controllo per arginare il fenomeno.

Tuttavia, appare evidente la difficoltà di individuare un sistema di controllo antiriciclaggio efficace nell’ambito di un contesto che non necessita di soggetti intermediari, specie ove si consideri la caratteristica di un mercato così dinamico ed esteso, in cui la maggior parte delle operazioni riuscirebbe facilmente ad eludere la rete dei controlli.

FT: In Italia cosa ha fatto il legislatore?

F: Il legislatore italiano in attuazione delle direttive europee è intervenuto nel 2017  con D.lgs n.90 e poi 2019 con il d.lgs n. 125, adottando una normativa di dettaglio più specifica che offre importanti spunti di riflessione.

A partire da una propria precisa definizione della valuta virtuale, prevedendo per i prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valuta virtuale l’obbligo di iscrizione in una sezione speciale del registro tenuto dall’Organismo degli Agenti e dei Mediatori (OAM), nonché estendendo  obblighi di identificazione e segnalazione, che caratterizzano la normativa antiriciclaggio, ai virtual currency exchanger ed ai wallet providers.

FT: Di quali obblighi stiamo parlando?

F: Virtual currency exchanger e wallet providers hanno il dovere di adottare procedure e sistemi di controllo idonei a mitigare e gestire i rischi di riciclaggio.

In particolare, ad essi spetta l’adeguata  verifica  della  clientela, l’identificazione  del  titolare  effettivo  dell’operazione,  l’acquisizione di informazioni  sullo  scopo  e  sulla  natura  del  rapporto continuativo o della  prestazione  professionale.

La valutazione delle  relazioni  intercorrenti  tra  il  cliente  e  l’esecutore,  tra  il  cliente  e  il  titolare effettivo  e  quelle  relative  all’attività  lavorativa,  la verifica  della  provenienza  dei  fondi  e  delle risorse  nella  disponibilità  del  cliente,  sulla  base  di  informazioni  acquisite  o  possedute  in  ragione dell’esercizio dell’attività. La due diligence sul cliente può essere più o meno intensa in relazione al rischio di riciclaggio, c.d. risk based approach.

Hanno inoltre un obbligo conservazione dei dati, dei documenti e delle informazioni previste per l’adeguata verifica nonché  di segnalazione delle operazioni sospette. Vi è anche l’obbligo per gli exchangers di comunicare all’Agenzia delle Entrate tutte quelle operazioni il cui valore supera i 15.000 euro. Evidentemente sono soggetti a sanzioni penali in caso di inottemperanza.

FT: Non sempre però gli operatori possono comprendere a pieno l’illiceità  dell’operazione

F: Hai perfettamente ragione. Occorre coniugare bene l’esigenza di prevenire fenomeni di riciclaggio, con le caratteristiche di un sistema in cui la fiducia tra tutti gli utenti, posti in posizione paritaria ed in assenza di organismi di controllo, rappresenta il presupposto del funzionamento del sistema stesso.

Per cui, è condivisibile l’argomentazione di chi ritiene che i professionisti non possano rispondere per aver agito nonostante sospettassero o avrebbero dovuto sospettare dell’illecita provenienza di quel profitto. Del resto, gli esperti rilevano che la percentuale maggiore di riciclaggio cd. via cripto avviene proprio riguardo a quei crimini ove il bitcoin o altra valuta si presenti già come fonte di reddito…

FT: Per cui verso quale direzione ci si deve muovere?

F: Se il legislatore riterrà di intervenire nuovamente per contrastare tali crimini, la direzione degli ulteriori controlli sull’utilizzo delle cripto valute non potrà riguardare i professionisti, ma dovrà indirizzarsi altrove, verso gli utenti, dovendosi però coniugarsi con il principio di segretezza e della protezione dei dati personali, fissati nel GDPR, e con le norme contenute nel codice della privacy.  Qualcosa al riguardo si inizia ad intravedere…

FT: Vale a dire…

F: La normativa antiriciclaggio sulla blockchain sta determinando importanti influenze anche sulle questioni di natura fiscale. A tal proposito, giova segnalare una interessante pronuncia del TAR del Lazio che ha confermato la legittimità del provvedimento dell’Agenzia delle Entrate di includere, a mero scopo dichiarativo, le monete elettroniche nell’ambito dei redditi finanziari esteri.

FT: Siamo arrivati alla fine della nostra chiacchierata, come vedi l’evoluzione legislativa nei prossimi anni?

F: Considerato il ruolo di apripista europeo sulla materia, che spesso ha contrassegnato l’operato del legislatore italiano, è molto probabile che nei prossimi anni gli aggiornamenti relativi alla disciplina sulla criptovalute riguarderanno, oltre che gli aspetti volti a limitare l’attività di riciclaggio, con interventi diretti ai fruitori, anche disposizioni di natura fiscale. 

Il monito e la speranza è che negli eventuali progetti riformatori si riescano a bilanciare le esigenze di monitoraggio, controllo e prevenzione, con la natura e le caratteristiche della blockchain, in modo da non impedirne anche in Italia il pieno sviluppo delle sue potenzialità, che avrebbe delle ricadute rilevanti sulla economia reale.