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Non solo finanza: il 2022 del fintech sarà nei servizi alla piccola e piccolissima impresa

di Antonio la Mura, Country Lead FINOM per l’Italia

Nell’ultimo anno il Fintech ha segnato un nuovo record a livello globale, arrivando a un volume d’investimenti pari a  98 miliardi di dollari solo nei primi sei mesi del 2021 (fonte), superando di gran lunga il 2020, che si è attestato a 87 miliardi complessivi.

Questa crescita, questi volumi, sono guidati in parte dall’incremento di valore dei singoli deal, che arrivano ormai anche a più di un miliardo di euro singolarmente, come è stato per Robinhood negli USA (3.4 B $) o Klarna in Europa (1.9 B $). Ma in larga parte la crescita degli investimenti è guidata da una sempre più grande diversificazione del panorama fintech globale, che si segmenta in numerosi “sotto-settori”, che non riguardano la finanza in senso stretto, ma elementi di complementarietà, come strumenti di KYC, cybersecurity, blockchain, contabilità e così via.

È legittimo quindi chiedersi cosa aspettarsi dal futuro del fintech, quali saranno i prossimi strumenti ad affermarsi sul mercato e quali saranno invece i trend nascenti, che avranno bisogno di tempo per perfezionare la propria tecnologia, generare casi d’uso interessanti e attrarre l’attenzione degli investitori.

Per rispondere a questa domanda serve a poco analizzare i trend globali, perché ogni area geografica è soggetta alle proprie condizioni specifiche, alla propria normativa, alle proprie abitudini di consumo. Di fatto un segmento fintech può trovare terreno maggiormente fertile in Asia o nel continente africano, più che in quello europeo, a causa della diversa maturità del mercato e della regolamentazione. 

Guardando all’Italia, invece, un buon orientamento arriva dal recente report di Banca d’Italia sullo stato di maturità del settore nel nostro Paese (fonte). Secondo questo rapporto, gli investimenti degli istituti finanziari in nuove tecnologie per il biennio 2021-2022 hanno superato i 500 M di euro, coinvolgendo un numero più elevato di investitori (96) per un maggior numero di deal (329). Tali investimenti si concentrano in prevalenza in progetti di miglioramento dell’offerta di prodotti tradizionali, come disposizioni di pagamento, apertura conto da remoto, strumenti di verifica a distanza di identità digitale come SPID, CIE, o biometria.

Cresce anche l’attività di finanziamento in senso generale, con numerosi progetti che offrono fonti di approvvigionamento diversificate di equity e debito, factoring e invoice trading. Questi investimenti hanno dato la possibilità alle piattaforme che offrono questo tipo di finanziamento di affermarsi sul mercato. 

Secondo i dati dell’ultimo report offerto dall’Osservatorio Crowdinvesting, si stima che nel solo 2021 il volume dei finanziamenti gestiti da parte di soggetti fintech che offrono fonti di finanza alternativa alle PMI sia cresciuto del 58%, guidato in prima battuta da una crescita del lending del 73% rispetto allo scorso anno, fino a toccare nell’insieme una quota di 4,23 miliardi di euro, valore che ci avvicina ad altri mercati europei più evoluti.

Per ciò che concerne il mondo delle criptovalute e della blockchain, nonostante sia indubbio l’hype generato dal settore, Banca d’Italia ci mostra una immagine diversa: oggi soltanto 4 intermediari detengono o hanno avviato progetti che coinvolgono la detenzione di criptovalute. Nonostante lo sviluppo di questo segmento sia probabilmente inarrestabile, è pur vero che i tempi necessari alla sua diffusione e al suo consolidamento sono ancora molto lunghi, a causa della diffidenza generata dalla complessità dello strumento e dalla mancanza di framework legislativi adeguati.

Un ultimo trend delineato da Banca d’Italia riguarda infine il settore dei pagamenti e dell’Open Banking, trainato dalle recenti evoluzioni normative della PSD2. Banca d’Italia identifica tre principali ambiti di sviluppo di questi progetti, partendo dal mobile banking, proseguendo per la diffusione di strumenti di buy-now-pay-later, molto appetibili per il settore del commercio online, e finendo con strumenti di gestione di incassi per imprese e professionisti e pagamenti B2B.

Credo che proprio quest’ultimo trend sia quello che darà le maggiori sorprese nel prossimo anno. A suggerire ciò, ci sono diversi fattori, che considerati nel loro insieme confluiscono verso una evoluzione generale nel modo in cui gli imprenditori e i professionisti gestiranno la propria attività in un prossimo futuro.

Il primo fattore nasce da quanto abbiamo già visto in precedenza relativamente agli strumenti di finanziamento: il diffondersi di piattaforme di landing e di factoring hanno dimostrato agli imprenditori che esistono alternative digitali valide e più efficienti alle banche tradizionali nella gestione delle proprie finanze.

Questo porta quindi questi soggetti a fidarsi maggiormente delle novità che offre il mercato, su aspetti sensibili come la finanza aziendale o quella legata alla propria professione.

In secondo luogo, dopo l’elevata diffusione delle neobank come Hype, Revolut o N26, i clienti retail che decidono di diventare imprenditori hanno ora l’aspettativa di ricevere il medesimo servizio di semplicità di utilizzo e trasparenza anche nella gestione dei propri conti business, la cui offerta sul mercato dalla banca tradizionale è ancora molto scarsa e poco efficiente. 

L’effetto traino delle prime neobank retail ha portato alla nascita e crescita di numerose neobank e fintech specializzate in Europa. La francese Qonto è probabilmente il player più interessante in questo segmento, con circa 200.000 imprese clienti acquisite in soli 5 anni. Altre realtà da seguire sono Penta in Germania, Bunq in Olanda, Tide in UK. Anche in Italia stiamo notando lo stesso fenomeno: solo nell’ultimo anno sono stati avviati due progetti dedicati al banking per PMI e micro imprese. Il primo è Aidexa, che è guidata da Roberto Nicastro e ha già raccolto 45 M €, ma il cui core è ancora molto concentrato sul finanziamento. L’altro è TOT., guidata da Doris Messina, che – dopo aver raccolto un seed da 2 M € – promette di rivoluzionare i servizi di banking per micro imprese e professionisti. Nel 2022 potremo aspettarci una crescita di questi player, che prima punteranno a realizzare il loro core di servizi bancari e di pagamento, per poi allargare la propria offerta verso strumenti di gestione del cash-flow e della contabilità.

Proprio qui credo che troveremo la più rilevante innovazione del prossimo anno: l’incontro dell’open banking e della fatturazione elettronica darà vita a una nuova classe di sistemi gestionali, che permetteranno il tracciamento real time dei pagamenti aziendali e il coerente interfacciamento con i sistemi di contabilità, incrementando la trasparenza per gli imprenditori sullo stato di salute della propria azienda (e quindi, monitoraggio del cash flow attuale e prospettico, rischio di default, merito creditizio, etc…) e riducendo al minimo il margine di errore. Detto in altri termini, ci si aspetta che saranno disponibili e al servizio delle piccole imprese, di quelle micro e dei professionisti strumenti che in precedenza erano solo alla portata di grandi corporate, a causa della necessità di impiego di personale qualificato, investimenti significativi e uffici amministrativi creati ad hoc.

A conferma della forza di questo trend ci sono i numerosi sistemi di expense management che si stanno diffondendo sul mercato, come Soldo, fondata da Carlo Gualandri, che lo scorso luglio ha raccolto $180 M per spingere sulla diffusione del proprio prodotto in tutta Europa, o anche l’italiana TeamSystem, che con il suo nuovo prodotto TeamSystem Digital Finance intende offrire servizi di AIS e di PIS ai propri clienti. In questa direzione va anche Finom, che è partita da un prodotto di fatturazione elettronica, diventando oggi una piattaforma completa di numerosi servizi finanziari, come l’aggregazione di conto e la disposizione di pagamento (PIS), sia in entrata che in uscita, direttamente dalla fattura. A FINOM, inoltre, lavoriamo sin dal primo giorno su più mercati europei (Italia, Francia e Germania) e stiamo per lanciare il nostro conto con IBAN italiano e le carte di pagamento fisiche e virtuali. Insomma se Qonto è attualmente il player più interessante nel nostro stesso segmento B2B, di sicuro l’ambizione di FINOM è quella di rubare lo scettro nei prossimi mesi, soprattutto dopo aver ottenuto a novembre la licenza di moneta elettronica in Olanda.

Chiudendo sulle tendenze di mercato per il 2022, credo proprio che quest’anno sarà l’anno in cui vedremo le piccole e piccolissime imprese (inclusi i professionisti) rivoluzionare il loro modo di gestire la propria attività, percorrendo la strada che porta a maggiore digitalizzazione, trasparenza e consapevolezza. Tutti elementi su cui poggia una sana gestione imprenditoriale.

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