Ciao Adriano,
Anzitutto grazie per la tua disponibilità, è un vero piacere poter discutere di fintech con te!
FT: Come è nata la tua passione per il fintech?
AG: In qualità di consulente, la mia mission principale è quella di proporre soluzioni innovative che soddisfino le esigenze di crescente complessità espresse dai clienti e dai loro stakeholder, che consentano di creare sinergie tra tutti gli attori del mercato e che, contestualmente, apportino valore aggiunto all’ecosistema complessivo. La disruption portata dalle Fintech, fin dalla loro prima comparsa in Italia (attorno al 2010), ha dimostrato di saper offrire tecnologie sofisticate (tra cui Big Data, Artificial Intelligence, Blockchain) in grado di rispondere ai bisogni di semplificazione e riduzione di costi espressi dai player tradizionali, consentendo la creazione di una value-chain democraticamente accessibile a tutti gli attori coinvolti e favorendo, contestualmente, l’evoluzione verso un paradigma caratterizzato sempre più da digitalizzazione e sostenibilità. Proprio in quest’ottica e data l’esperienza maturata prettamente nel mondo dei Financial Services, il mio interessamento verso il mondo dell’innovazione e del Fintech è stato naturale ed inevitabile, permettendomi di poter lavorare per identificare e proporre le migliori opportunità al network interno ed esterno di PwC.
FT: Come o quanto pensi il fintech possa crescere da qui a 3 anni? Quali ambiti secondo te saranno maggiormente interessati?
AG: Dal rapporto Fintech 2020 in Italia, pubblicato da PwC lo scorso Aprile (PwC Italian FinTech Observatory 2020) si evincono segnali positivi per la crescita del settore nei prossimi anni: solo nel 2019, il fatturato complessivo del comparto è cresciuto del 40% circa (del 64% se si considerano aziende italiane con sede legale all’estero, no profit e aziende di nuova costituzione) mentre il numero delle Fintech censite è aumentato di circa il 20%. Inoltre, l’importanza attribuita alle Fintech da parte delle Istituzioni centrali (il Canale Fintech di Banca d’Italia), le agevolazioni fiscali offerte per la promozione di iniziative di Venture Capital (la deduzione del 50% della tassazione per acquisto di startup) incoraggiano a pensare che il trend di crescita si manterrà costante, se non in aumento, anche nei prossimi anni. Nell’attuale contesto di spinta alla semplificazione e alla digitalizzazione dei servizi, il ruolo strategico delle Fintech si rivelerà essenziale principalmente nell’ambito dei Pagamenti, favorito dall’entrata in vigore della PSD2 e dall’Open Banking, oltre che nel mondo degli investimenti (Asset & Wealth Management) e dell’accesso al credito, entrambi settori in forte evoluzione ed attrattivi per nuovi player.
FT: Sappiamo un pò tutti che l’Italia è rimasta leggermente indietro rispetto ad altri stati europei, pensi riuscirà a recuperare questo gap?
AG: Il settore Fintech italiano si posiziona, secondo le statistiche di Findexable, al 24esimo posto nel contesto internazionale registrando un effettivo gap rispetto agli altri paesi. Le cause di tale gap si ravvisano sia nel perdurare della scarsità di investimenti (diminuiti da 197 €Mln nel 2018 a 154 €Mln nel 2019, in controtendenza rispetto all’aumento del 70% registrato in Europa solo nell’ultimo anno), sia nel ritardo con cui il Fintech è arrivato in Italia (circa 5 anni dopo lo sviluppo a livello internazionale). Un outlook positivo sembra tuttavia provenire dal progressivo cambio culturale in atto, che denota un nuovo ottimistico approccio alle Fintech: l’Indagine FinTech nel Sistema Finanziario italiano, condotta da Banca d’Italia, rileva (solo nel 2019) 42 partnership dirette, 11 collaborazioni attraverso Incubatori-Acceleratori-Hub e 7 acquisizioni; allo stesso modo, il rapporto Fintech PwC conferma un’evoluzione positiva del settore, ulteriormente avvalorata dalla crescita del numero di aziende, scale-up e del tasso di turnover, chiari segnali sia di promettente dinamismo sia di crescente apprezzamento rispetto ad un settore verso cui i tradizionali attori di mercato si sono dimostrati a lungo scettici.
FT: L’attuale crisi darà un boost alla crescita del settore?
AG: L’emergenza attuale ha generato nel Fintech, come in tutti i settori, una condizione di aleatorietà, ponendo numerose incognite sulle conseguenze della pandemia e, complessivamente sullo scenario futuro. Gli impatti negativi potrebbero riguardare la complessiva diminuzione sia degli investimenti di Venture Capital, che potrebbero distogliere l’attenzione verso le nuove start-up e provocarne la chiusura, sia del volume delle transazioni, comportando una netta flessione dei profitti nel comparto. Allo stesso modo, non mancano aree di potenziale ottimismo: l’obbligo di distanziamento sociale e lo smart-working, se da un lato hanno evidenziato l’inadeguatezza delle infrastrutture attuali, dall’altro hanno aumentato l’esigenza di accelerare la rivoluzione tecnologica e semplificare l’accesso da remoto ai servizi, favorendo l’ingresso nel mercato di nuovi modelli di business capaci di rispondere alle esigenze dei “consumatori digitali”. In questo scenario, le aziende Fintech, non soltanto potranno, ma dovranno consolidarsi negli ambiti che più necessitano di una rapida innovazione digitale, tra cui il Lending, le soluzioni di Onboarding e KYC, la Cybersecurity, le interfacce conversazionali (e.g. rule-based, AI-based o ibride) e la Customer Experience.
FT: Pensi che l’apertura delle società di consulenza verso il Fintech possa essere d’esempio per la finanza tradizionale e addirittura rappresentare un modello di seguire?
AG: L’apertura verso il Fintech è oggi un imperativo per le società di consulenza che desiderano rimanere competitive sul mercato, offrendo ai propri clienti sia strumenti in linea con i trend di innovazione tecnologica, sia soluzioni in grado di anticiparli. Tuttavia, non è sufficiente proporre soluzioni all’avanguardia ed allineate alle best practice di mercato, bensì è necessario creare un ecosistema collaborativo con i propri clienti, instaurando una relazione di contributo bidirezionale, anche attraverso workshop e sessioni di co-design, e coinvolgendo tutti gli attori in grado di portare un concreto valore aggiunto tra cui, in primis, le start-up. PwC si è già mossa in questa direzione, creando New Ventures (PwC’s New Ventures), una Business Unit dedicata alle tematiche di Innovation Management che, operando su specifiche aree di focalizzazione, intercetta le tecnologie più promettenti (e.g. Fintech, Artificial Intelligence & Automation, Future of Work, Supply Chain Optimization), ne abilita la prototipazione, il testing e lo sviluppo delle migliori soluzioni, ponendosi inoltre come piattaforma per iniziative di Corporate Innovation e Corporate Venture Capital (Forbes Brand Voice 09/2019)
FT: Ti faccio un’ultima domanda con la speranza che possa essere di aiuto alla community di FT, ti sentiresti di consigliare un’esperienza in una start-up fintech a un giovane che appena completato gli studi o consigli prima un’esperienza in una grande corporation?
AG: Fintech e corporation, essendo realtà integrate e non solo complementari, risentono ognuna dell’influenza reciproca dell’altra, condizionandosi a vicenda ed evolvendosi nel continuo. Pertanto, l’ingresso di un giovane laureato nella prima o nella seconda, in nessun caso precluderebbe di attingere agli stimoli ed impulsi offerti dall’altra, in virtù della relazione fluida esistente tra le due. È tuttavia innegabile che entrambe le realtà offrano esperienze formative basate sul core-business e sulla struttura che le caratterizzano: lavorare in un’azienda di grandi dimensioni permette da subito di comprendere le principali dinamiche che la governano ed il settore in cui opera, acquisendo una visione macro del mercato di appartenenza. Allo stesso modo, il settore del Fintech, caratterizzato da estrema dinamicità e continua evoluzione, può risultare tanto accattivante quanto formativo per i giovani, offrendo loro la possibilità di approfondire ambiti legati all’innovazione e alla trasformazione digitale, in linea con il trend attuale e che, da ultimo, costituiranno i capisaldi dell’evoluzione del mercato nei prossimi anni.