FT: Ci potresti raccontare il tuo percorso professionale, come sei arrivato al Fintech?
Prima di TransferWise ho lavorato per l’agenzia pubblicitaria Ogilvy & Mather nella divisione di performance marketing. Nei primi anni ho collaborato con clienti come Intel, Galderma e vari ecommerce brands per poi passare ad HSBC dove mi occupavo della parte tecnica del loro content management system e search marketing su tutti i principali mercati. Più che alla ricerca di una compagnia in fintech ero principalmente interessato a lavorare in un ambiente agile con interessanti prospettive di crescita. Avendo esperienza in marketing per retail banking ed essendo frustrato dalla velocità di esecuzione di grandi corporation ho deciso di passare a TransferWise. Nel 2015 le varie fintech nel Regno Unito stavano uscendo dalla fase early stage e si iniziavano a vedere i primi seri round di investimento. Sono arrivato a TransferWise dopo il series C e dopo la valutazione di 1B $, non che conti nulla essere un unicorno ma provava che molte startup in fintech erano nate per rimanere. In particolare dopo un’esperienza nel mondo corporate ho trovato attraente il modo di operare basato su team autonomi che ci permette tuttora di avere impatto reale e grande velocità’ di esecuzione.
FT: In Transferwise dal 2015, quanti dipendenti eravate 5 anni fa rispetto ad oggi, cos’è cambiato da allora?
Nel 2015 TransferWise contava già circa 500 dipendenti tra i vari uffici tenendo conto operation e customer support ma a Londra eravamo circa 70-80 persone mentre ora siamo più di 2.200 con 14 uffici nel mondo.
Il mio team era inizialmente composto da me più tre full stack developers mentre oggi sono responsabile di 5 teams parte del nostro growth team per un totale di circa 40 persone distribuite su tre uffici. Diciamo che siamo abituati a crescere di continuo, anche durante questo periodo di pandemia non abbiamo fermato assunzioni e tutt’ora abbiamo circa 750 ruoli da coprire nei prossimi sei mesi.
A livello di cultura aziendale poco è cambiato, dedichiamo molto tempo durante colloqui ad assicurarci che ogni singola persona abbia gli stessi valori e sia interessata risolvere la nostra mission aziendale – costruire un mondo dove il denaro non ha frontiere. Ovvio poi ci sono sfide di scaling ma niente di così impossibile da risolvere. Idem per la consapevolezza di operare preservando il valore che abbiamo creato a nostri clienti, continuare ad innovare e crescere agli stessi ritmi di quando avevamo un decimo dei clienti attuali. Personalmente la sfida più grande è di rimanere nei dettagli nonostante il mio ruolo sia sempre più quello di seguire vari teams e team leads ma la nostra cultura di autonomia aiuta a lasciarmi spazi in cui posso eseguire di progetti personali per dar vita a nuove opportunità.
FT: Il tuo ruolo è uno dei più richiesti nel settore, che tipo di formazione serve per occuparsi di growth e customer acquisition?
Qualsiasi tipo di formazione tecnica è di certo utile ma al tempo stesso non penso ci sia un unico percorso ideale, particolarmente al giorno d’oggi dove formazione tradizionale è piuttosto in difficoltà a tenere il passo dei cambiamenti che avvengono sul web. Ogni giorno ci sono numerosi aggiornamenti che non saranno catturati da corsi di studio tradizionali. Al tempo stesso sono nate molte nuove risorse online dove ci si può documentare e apprendere in continuazione. Più che una certa formazione penso sia essenziale imparare come tenersi aggiornati regolarmente. Nei nostri teams abbiamo professionisti con formazioni varie e cerchiamo sempre di dare valore a tale diversita’. Inoltre a differenza di quanto noto in Italia (da osservatore esterno avendo sempre lavorato nel Regno Unito), a livello internazionale si tende a dare più peso all’esperienza lavorativa piuttosto che alla formazione quando si tratta di growth. Un giovane che ha fatto esperienza anche con un semplice sito personale o small business online è più interessante dal punto di vista professionale di chi ha seguito il corso di studi ideale senza aver praticato in prima persona. Non penso ci sia alcuna barriera d’ingresso e la domanda è tale da dare a tutti opportunità. Detto questo, e’ vero che certe figure in growth con esperienza in startup in forte crescita sono abbastanza rare nel mercato, ma penso sia principalmente dato dal fatto che tali aziende sono poche.
FT: Cosa significa lavorare per uno dei principali unicorni fintech europei?
Troppo messaggi su LinkedIn che eviterei volentieri, ma al tempo stesso mi è capitato di conoscere un sacco di nuove realtà’ interessanti. Parte perchè ex colleghi di TransferWise ora hanno fondato varie compagnie di successo ma anche perché tramite i nostri VCs e conoscenze dell’ecosistema capita di essere introdotti a varie startup fintech. Giusto per tenermi fresco su diversi settori cerco di passare qualche ora al mese con startup early stage come advisor. A parte l’esposizione a cui si e’ sottoposti non penso che sia affatto essenziale lavorare ad un unicorno per poter avere una buona esperienza in fintech. Ovviamente il livello di investimenti può influenzare la velocità di crescita ma come abbiamo visto negli scorsi 2-3 anni avere soldi illimitati non è sempre un bene, e spesso porta aziende a fare scelte sbagliate o bruciare inutilmente denaro. TransferWise è si un unicorno ma genera profitti dal 2017 pur mantenendo i livelli di forte crescita degli anni passati.
FT: Quali pensi che siano i trend più rilevanti nel fintech per i prossimi 12 mesi?
Essendo nel settore capita di essere meno affascinato da certi trend più palesi ai consumatori specie se sono solo mirati a crescita a breve termine ma piuttosto da eventi importanti che avranno forti ripercussioni future.
Un trend che continua e continuerà è quello di fare un-bundling di prodotti e posizionamento con freemium model per attirare crescita a breve termine. Questo tipo di fenomeno crea vantaggi immediati al consumatore finale che riesce accedere a nuovi servizi a prezzi competitivi ma a lungo andare porterà svantaggi perchè non sostenibile. Questo non è nuovo, almeno in UK dove banche offrono da sempre conti correnti e operazioni a costo zero per poi vendere altri prodotti pur sapendo che questi servizi comportano costi. Stesso vale per fintech dove il consumatore viene spesso incentivato da prezzi competitivi a breve termine non sapendo poi che sotto non e’ detto che ci sia innovazione che ha permesso cio e che prima o poi l’azienda dovrà trovare il modo di recuperare i costi. Per questo motivo, il nostro growth team investe molto nel costruire strumenti di comparazione costi e raccolta dati su commissioni effettive dei vari operatori al punto che all’interno di TranferWise offriamo un servizio di compara prezzi raccomandando altre aziende qualora competitive nell’interesse del consumatore, al posto di vendere l’illusione di servizi gratuiti che poi hanno commissioni nascoste. Fintech ha fatto e sta facendo molto dal punto di vista della trasparenza rispetto a istituzioni tradizionali ma non tutti i player sono così rigidi quando si tratta di comunicare in modo trasparente costi che potrebbero impattare la propria crescita.
Più interessante dal mio punto di vista sono quei cambiamenti epocali dal punto di vista di licenze e infrastruttura che spesso sono distanti dal consumatore finale ma che a lungo termine porteranno benefici enormi all’ecosistema e ai consumatori. Per esempio, il Fast Payment Scheme qui nel Regno Unito a cui abbiamo aderito come prima non-banca ci permette di connettere direttamente alla Bank of England tagliando costi ma anche offrendoci la possibilità di effettuare pagamenti istantanei. Stesso vale per open banking (anche se al momento è immaturo) e altre tecnologie capaci di migliorare il servizio al consumatore finale. Qui sta a noi nel settore a far chiarezza e spiegare in modo semplice ai consumatori quali tecnologie aiutano e quali no. Cercando di non cavalcare solo ciò che fa notizia, ma focalizzandosi su benefici reali ai clienti.
FT: Ti sentiresti di consigliare un’esperienza in una start-up fintech a un giovane che ha appena completato gli studi o consigli prima un’esperienza in una grande corporation?
Penso dipenda molto dal ruolo a cui una persona è interessata. Capire in base a cosa si vuole imparare se è più importante avere una formazione più strutturata piuttosto che non. Io per esempio son passato da consulenza a clienti corporate a TransferWise in una fase di scale up, il che ha funzionato. Passare ad una early stage startup sarebbe stato meno naturale per me. Al tempo stesso essere a contatto diretto e avere impatto diretto su problemi come potrebbe avvenire in una startup early stage da molti vantaggi e permette di crescere velocemente. Abbiamo diversi ruoli dove impieghiamo personale da formare e investiamo in formazione mentre altri dove è richiesta più autonomia ed esperienza che fino ad oggi è venuta da grandi corporations. Inoltre, al giorno d’oggi è possibile fare esperienza in startup di fintech più strutturate come TransferWise per poi passare ad altre realtà early stage. Ex colleghi di TransferWise hanno lanciato varie startup che stanno facendo bene, hanno ricevuto i primi investimenti e stanno scalando. Più l’ecosistema cresce, più tutti ricevono benefici e vengono a crearsi nuove opportunità anche per chi è all’inizio del proprio percorso professionale.